Mi occupo di ritratto e questo è chiaro, nella grande sfera dei ritratti c’è anche il racconto del musicista.
Oggi vi parlo di Giulia che mi ha scelta per raccontare il suo percorso nella musica. Non tutto il suo viaggio ma il suo ultimo progetto, quello in cui crede di più, quello che sente più suo, personale e intimo.


A piedi nudi intona il suo “canto libero”, le parole di Respect di Aretha Frankiln fanno vibrare gli specchi, fa sventolare una bandiera di freschezza con un pezzo del 1965 nato da Otis Redding e reinterpretato due anni dopo da Aretha.


Soul but Gold, questo il nome scelto per la band di cui lei è cantante e siamo partite proprio da queste due parole Soul=anima e Gold=oro, un’anima che trova espressione, un’anima che brilla, un’anima che ti guida verso la luce e l’oro che fa risplendere tutto con la sua luce calda, oro come qualcosa di prezioso da non buttare ma da proteggere.

Qualche cambio d’abito tra glitter e paillettes, con classe ed eleganza a piedi scalzi questo perché come lei mi spiega il corpo così è comodo, ben piantato a terra e libero di esprimere tutta la potenza nel canto, tutta quell’intensità tipica del soul.

Dal silenzio soffermato sul pensiero al canto travolgente e in movimento, tra luci dorate e proiezioni ho raccontato Giulia.